A lezione di retorica con Barak Obama

Barack Obama

La retorica: da Aristotele a ... Obama

Il primo a teorizzare in modo sistematico la retorica è stato Aristotele nel suo omonimo testo, scritto intorno al 350 a.C. e ancora di grande attualità. Secondo il filosofo greco, la retorica si compone di tre elementi:

  • l’ethos, che esprime la personalità dell’oratore,
  • il pathos, ossia le emozioni del pubblico, e
  • il logos, che racchiude la logica e l’argomentazione.

Anche se il contenuto che desideri veicolare è molto pregnante e interessante, ciò non basta: devi fare emergere la tua personalità e il tuo stile, unici e inimitabili, e generare nel contempo emozioni tra il pubblico. Questo è un requisito assolutamente essenziale se il tuo obiettivo è persuadere, incoraggiare, creare un senso di appartenenza, ossia quando vendi prodotti o idee, promuovi la tua professionalità, mobiliti e motivi il tuo team, pronunci un discorso a un convegno, ecc.

Riveste tuttavia un ruolo determinante anche quando sei chiamato a fare presentazioni meno solenni, ad esempio sull’andamento di un progetto: pur trattandosi di una comunicazione più informativa, hai solo da guadagnare se riesci ad essere stimolante e piacevole da ascoltare. I buoni oratori, infatti, sono seguiti con maggiore attenzione e sono generalmente considerati più intelligenti e competenti.

Gli stratagemmi del mestiere

Esistono degli stratagemmi utilizzati da molto tempo che potrebbero esserti utili. Prendiamo come modello un oratore d’eccezione e “rubiamogli” alcuni dei suoi trucchi del mestiere.

Uno dei miei speaker preferiti è Barak Obama, il cui discorso ufficiale del 4 novembre 2008 merita un’analisi dettagliata in quanto può rappresentare una preziosa fonte di ispirazione:

If there is anyone out there who still doubts that America is a place where all things are possible; who still wonders if the dream of our founders is alive in our time; who still questions the power of our democracy, tonight is your answer. … It’s the answer spoken by young and old, rich and poor, Democrat and Republican, black, white, Latino, Asian, Native American, gay, straight, disabled and not disabled – Americans who sent a message to the world that we have never been a collection of Red States and Blue States: we are, and always will be, the United States of America. It’s the answer that led those who have been told for so long by so many to be cynical, and fearful, and doubtful of what we can achieve to put their hands on the arc of history and bend it once more toward the hope of a better day. It’s been a long time coming, but tonight, because of what we did on this day, in this election, at this defining moment, change has come to America.

– Barack Obama

Inutile dire che Obama è un maestro di eloquenza e che i suoi discorsi sono sempre ben articolati e pronunciati con encomiabile ars oratoria. Questo breve estratto concentra una serie di espedienti retorici che fanno la differenza.

Nel terzo paragrafo, ad esempio, troviamo una metafora molto bella ed efficace: l’arco della storia nelle mani dei più vulnerabili, coloro che erano sfiduciati e ora tornare a sperare. Una metafora ben selezionata genera immediatamente immagini ed emozioni che rimangono incise molto a lungo nella memoria.

Nel secondo paragrafo, invece, Obama introduce una serie di contrasti binari tra “young and old”, “rich and poor”… che trasmettono un senso di equilibrio e di completezza. Anche qui l’impatto è forte e coinvolgente.

Nel primo paragrafo, Obama ricorre alla regola del tre presentando tre concetti speculari staccati da una pausa ad effetto. Il numero tre è considerato sinonimo di perfezione e, in questo caso, infonde un senso di armonia e compiutezza, rafforzate dal tono discendente ed empatico alla fine del periodo.

La gestione della comunicazione non verbale è impeccabile, come si rileva immediatamente guardando il video del discorso.

Obama ha sempre dichiarato di volere essere il presidente di tutti gli americani e per questo motivo ha cercato di coinvolgere tutto il popolo, creando un senso di appartenenza e titolarità.

Durante il suo Caucus Victory Speech del 3 gennaio 2008 nell’Iowa, dichiara:

I know you didn't do this for me. You did this -- You did this because you believed so deeply in the most American of ideas -- that in the face of impossible odds, people who love this country can change it. …. I know how hard it is. It comes with little sleep, little pay, and a lot of sacrifice. There are days of disappointment. But sometimes, just sometimes, there are nights like this: a night -- a night that, years from now, when we've made the changes we believe in, when more families can afford to see a doctor, when our children -- when Malia and Sasha and your children inherit a planet that's a little cleaner and safer, when the world sees America differently, and America sees itself as a nation less divided and more united, you'll be able to look back with pride and say that this was the moment when it all began

– Barack Obama

In questo stralcio, Obama crea un legame intenso con i suoi elettori riconoscendo il protagonismo del loro ruolo nella campagna elettorale e rafforzando così il loro senso di titolarità. Il riferimento a Malia e Sasha crea connessione e fa leva sulla forza delle immagini: il quadro dei due bambini che ereditano un pianeta più pulito è potente. Io sono una persona con forti attitudini alla visualizzazione e non posso fare a meno di “vedere” due bambini che corrono spensierati tenendosi per mano in un campo fiorito mentre una brezza leggera gli scompiglia i capelli…suggestione irresistibile, diventa difficile trattenere le lacrime 😉

In molti casi Obama ha intenzionalmente favorito un certo grado di ambivalenza tramite affermazioni molto generiche che si prestano a diverse interpretazioni in funzione dell’ascoltatore. Così facendo è riuscito a conquistare persone con posizioni politiche, sociali e culturali molto diverse tra loro. Nel suo discorso in occasione della vittoria elettorale in Iowa Obama ha pronunciato la frase memorabile:

They said this day would never come. They said our sights were set too high.

– Barack Obama

Una frase molto intensa e ambigua che lasciava ad ognuno la possibilità di interpretarla a proprio piacimento e sentirsi in questo modo compreso e in comunione con l’oratore. Il mantra usato da Obama durante la sua campagna elettorale “Yes, we can” è un altro caso di sintagma a cui possono essere attribuiti innumerevoli significati e che ha fatto convergere persone di ogni estrazione.

Per concludere, vorrei sottolineare l’utilizzo costante di frasi brevi e semplici nella maggior parte dei suoi discorsi ufficiali, a riprova di quanto credesse nel principio cui fa riferimento l’acronimo KISS, di cui era maestro. Se provassimo a seguire il suo esempio? Noi ve lo possiamo far fare! Contattaci a info@goodgoing.it.

Informazioni sull'autore
Cristina Moretti
cristina.moretti@goodgoing.it
Cristina Moretti ha il suo punto di forza nella combinazione di due competenze complementari: da oltre 25 anni interprete di conferenza in inglese, francese, spagnolo e portoghese ai più alti livelli istituzionali (EU, ONU), nonché per primarie imprese e organizzazioni multinazionali, e dal 2006 formatrice e coach accreditata presso l’ICF come Professional Certified Coach, con specializzazione in Communication Coaching, soprattutto per la lingua inglese. Ha operato in ambiti internazionali e ha vissuto lunghi periodi all’estero, in particolare in Belgio, Francia, Regno Unito e Brasile.

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