Cercare lavoro da "vecchi"

Lavoratore anziano

Disoccupati: ora i giovani sono meno degli anziani

Così titolava uno dei post della newsletter di Pietro Ichino che seguo regolarmente, qualche settimana fa.

Finalmente l’ISTAT ci dà una mano, ho pensato.

Va bene che i dati statistici devono essere interpretati e già quando si parla di disoccupazione giovanile si potrebbe fare la tara al dato dei disoccupati tra i 15 e i 24 anni… Ma se anche i dati di per sè sono evidenti - come nel caso dei disoccupati anziani - meglio ancora.

Cosa voglio dire? All’alba di maggio 2017 si comincia a vedere che gli anziani sono disoccupati in modo consistente e questo dato sarà sempre peggiore visto che la speranza di vita si è alzata e continua ad alzarsi e di conseguenza anche l’età pensionabile è stata alzata di conseguenza e irrimediabilmente.

Io vedo due scenari estremi:

Se non cambia lo status quo in generale - e quindi in termini di cultura, leggi, modus operandi, logiche aziendali, etc. - il numero dei disoccupati anziani (over 55, over 50, over 45 in certi settori) in Italia è destinato ad alzarsi. Dico questo in base a una serie di considerazioni che mi vengono dall'esperienza:

  • Le aziende multinazionali pongono dei vincoli di età alle persone candidabili, anche se non è permesso dalla legge e si dichiarano a favore delle pari opportunità
  • Le persone che perdono il lavoro uscendo da grandi aziende o multinazionali ricoprendo ruoli di prestigio fanno fatica a pensare che il mercato non sia lì ad aspettarli con i tappeti rossi. Prendono quindi in considerazione solo posizioni di livello veicolate da Head Hunter / Executive Search Consultant di fama. Peccato poi che gli HH di fama e anche non di fama storcano il naso verso i profili con 40+ anni…
  • Tali persone, quindi, o si perdono - e sarebbe veramente un peccato - o devono affrontare un percorso di consapevolezza sulle dinamiche del mercato del lavoro che li porterà a capire:
    • che la carriera o l’hanno fatta o non la faranno più secondo i canoni che hanno imparato quando erano giovani
    • che possono trovare un lavoro in aziende che non tutti conoscono e lì devono cercare
    • che la dirigenza è un mito italiano che si sta sgretolando: se l’hai raggiunta bene, se non ancora dimenticatela e concentrati sui soldi
  • Quelli che sono fuori dal mercato del lavoro stentano a rientrarci perché – banalmente – non sanno come cercare. La scuola non glielo ha insegnato ai tempi, non hanno cambiato tante volte lavoro e magari non hanno cambiato di recente. Sanno che ci sono gli annunci e forse che ci sono gli “interinali” oppure – quelli con una carriera di livello - sanno che ci sono gli Head Hunter. Peccato che non si trovi lavoro in questo modo, specie se si è fuori da un pò.
  • E la formazione? Chi si preoccupa - in proprio, cioè pagando di tasca propria - di coltivare una lingua o di imparare e certificarsi in qualche metodologia? Ci si attende che lo faccia l’azienda che ci assumerà, se lo vorrà…
  • E la laurea? Non diciamo ai nostri figli che non conta per favore! Oggi se devi rientrare e non hai una laurea, ma solo tanta esperienza e tanti successi… non basta!
  • ...

All’estremo opposto vedo un sogno: quello che chiamo "lifelong learning & working": un mix di studio e lavoro e poi ancora studio e lavoro…

Il mondo cambia, la vita si allunga. Quello che studio a 20 anni non servirà a supportarmi nella carriera professionale come una volta (una volta vuol dire anni '70, '80).

E allora: studio 5 anni e ne lavoro 10 o 15. Ne studio altri 5 e lavoro altri 10-15 anni….

E’ solo una bozza di idea, ma ha un senso.

La realizzazione sta ai 4 attori del mercato: le aziende, le Istituzioni, i lavoratori, i sindacati.

Ad oggi vedo che il singolo cittadino è lasciato a se stesso nel fare i cambiamenti anche significativi di lavoro che ormai anche la mia generazione deve affrontare dopo una carriera classica come si pensava una volta.

Perciò mi compiaccio che l’ISTAT con i suoi dati e che Pietro Ichino con il suo blog ci diano una mano a sollevare il tema, che è tanto importante quanto quello della disoccupazione giovanile, credetemi!

Informazioni sull'autore
Cristina Gianotti
cristina.gianotti@goodgoing.it
Cristina Gianotti si occupa da oltre quindici anni di Coaching - Career, Executive e Business Coaching – a supporto di: manager, professionisti, imprenditori interessati a investire su stessi e sulla propria crescita professionale. Viene da un background di consulenza direzionale, management e imprenditoria. Nel 2016 ha pubblicato il suo primo libro "E' facile cambiare lavoro se sai come fare" con bookabook. Nel 2018 il suo secondo sul networking: "Connecting Dots: il networking, questo sconosciuto".

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