Gli Head Hunter, un mito anni '80 per cambiare lavoro?

Gli Head Hunter, opzione per cambiare lavoro?

Tanto per intenderci, “back to basic”.

Da Hoepli, l'head hunter:

nel gergo aziendale, è chi per professione cerca, per la propria azienda o per conto terzi, personale altamente qualificato allo scopo di incrementare il proprio organico o di privare la concorrenza dei suoi elementi migliori.

Oppure, da Wikipedia:

Il termine Head Hunter tradotto dall’inglese significa letteralmente “cacciatore di teste” e si riferisce nel mondo del lavoro e più precisamente nell’ambito delle Risorse umane al processo di Executive Search.

In particolare questa parola interessa i manager che desiderano cambiare lavoro, infatti questo tipo di attività è una ricerca diretta e selezione del personale, mirata a trovare i manager più adatti a ricoprire determinate posizioni all’interno di un’azienda.

L’attività di Executive Search può essere svolta direttamente dall’ azienda o anche da società esterne, composte da professionisti del settore, quelli che vengono appunto chiamati “cacciatori di teste”. Solitamente un’azienda chiede l’aiuto di una società di consulenza per risparmiare tempo e lavoro nell’ identificare e valutare i candidati.

Questo servizio è pertanto a carico dell’azienda e non del candidato. I candidati vengono valutati e presentati al cliente in base a un preciso profilo professionale stabilito dalla società che offre la propria consulenza e l’azienda. Solitamente non sono i candidati a rivolgersi alla società di consulenza, ma è il consulente che li contatta, proponendo un’offerta di lavoro. Il lavoro di consulente è quindi molto importante e richiede delle conoscenze specifiche e un notevole impegno per poter reperire delle figure professionali adatte.

I metodi usati solitamente per identificare i potenziali candidati comprendono: contatti telefonici in seguito a segnalazioni di persone del settore o di altri candidati non interessati in quel momento alla selezione; l’uso dei network, con un continuo aggiornamento della propria rete di contatti.

Anche se solitamente è l’ Head Hunter a scovare un candidato, in alcuni casi chi cerca lavoro vuole entrare in contatto con queste società, ed è possibile fare ciò tramite mail, lettera e in alcuni casi anche tramite fax. La risposta agli annunci pubblicati in internet o il proporsi spontaneamente alle società che operano in questo settore possono divenire due attività complementari per chi desidera cambiare lavoro.

E’ bene sapere che non tutte le opportunità di lavoro vengono pubblicate sui giornali o su internet, ma soltanto il 30-40%. Chi sceglie di effettuare un inoltro spontaneo, potrà accedere a maggiori opportunità lavorative. Considerando questi aspetti, riteniamo che può essere vantaggioso proporsi in modo spontaneo non solo alle aziende, ma anche agli head hunter scegliendo gli strumenti giusti.

… ho preferito citare da altri la definizione.

E’ chiaro quindi che gli Head Hunter:

Lavorano su profili medio alti: non l’impiegato o il quadro basso e neanche l’AD di ENEL però.

Lavorano con il focus sull’azienda e non sul lavoratore benché di alto profilo.

Si fidano della ricerca diretta e dei loro contatti.

A volte cercare il contatto con loro da parte nostra ha senso, detto e verificato quanto sopra.

Si tenga conto che ormai la maggior parte di loro sono strutturati e facenti parti di catene internazionali (quelli che sono sopravvissuti alla crisi e lavorano ancora). Quindi, tramite Google, è possibile sapere chi sono queste aziende intermediarie e chi sono i professionisti che si occupano dei singoli settori. Se poi il contatto avviene tramite un aggancio personale (es. amico di amici) o di business (es. relatore in una conferenza) è meglio. A maggior ragione se l’ottica è quella di rinfrescare una conoscenza del passato o crearne pian piano una nuova.

Difficile avere risultati a breve con loro.

Esiste poi un pregiudizio da parte ancora di molti di loro nei confronti delle persone che cercano lavoro perché non ce l’hanno più, proprio perché non si capisce, da parte di chi cerca, che loro non trovano lavoro a chi cerca, ma cercano persone per le aziende.

Anche solo a livello relazionale si può quindi creare un clima spiacevole: da una parte di pretesa e dall’altra di “ma non ti devo niente!”, capito?

Le aziende usano Executive Search interni/consulenti o aziende di Executive Search esterne dopo aver cercato attraverso altri canali (soprattutto contatti e relazioni amicali e di business) e, soprattutto, se serve andare diretti sulla concorrenza, cosa che non si può fare direttamente.

In più gli Head Hunter costano - e non poco! - e ci sono diversi studi e articoli che criticano la loro efficacia.

In più, una mia opinione personale, che viene dall’esperienza mia e di diverse persone seguite perlomeno in Italia, le aziende li usano per il lavoro di ricerca, ma non sempre le aziende ascoltano i loro consigli o loro stessi non sempre sono in grado di avere impatto sull’azienda in tema di scelta.

Il consiglio è quindi di andare mirati, magari con un aggancio e costruire la relazione nel tempo piuttosto che pretendere che ti cerchino un lavoro. Non vale, come si diceva una volta, “sono nelle mani di un head hunter!” Ma dove???

Come per gli annunci, vogliamo cassarli? Assolutamente NO! Ma usarli come uno dei canali su cui puntare dei nostri sforzi di contatto con il mercato.

Informazioni sull'autore
Cristina Gianotti
cristina.gianotti@goodgoing.it
Cristina Gianotti si occupa da oltre quindici anni di Coaching - Career, Executive e Business Coaching – a supporto di: manager, professionisti, imprenditori interessati a investire su stessi e sulla propria crescita professionale. Viene da un background di consulenza direzionale, management e imprenditoria. Nel 2016 ha pubblicato il suo primo libro "E' facile cambiare lavoro se sai come fare" con bookabook. Nel 2018 il suo secondo sul networking: "Connecting Dots: il networking, questo sconosciuto".

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